Persi per strada

Laboratorio di fotografia a cura del prof. Giulio Castellani

Se le tue foto non sono abbastanza buone, vuol dire che non sei abbastanza vicino. (Robert Capa)

Citare Robert Capa, un fotografo di guerra, per parlare di un progetto scolastico sembrerebbe non essere una buona idea, invece la frase ci torna utilissima e quanto mai opportuna. La scuola viene spesso tacciata di eccessiva immobilità, di un legame troppo stretto con il passato e soprattutto di un eccesso di teoria a discapito della pratica. Il progetto Persi per strada vuole smentire tutte le suddette accuse. Gli alunni si annoiano e guardano fuori dalla finestra in cerca di salvezza? Bene, noi li abbiamo portati per strada: a camminare per osservare e per conoscere. E anche per perdersi.

I docenti di Lettere sanno che il modo migliore per insegnare ai ragazzi a scrivere è farli parlare di ciò che conoscono e che hanno vicino. Il progetto è partito da questa idea, fotografare ciò che abbiamo quotidianamente sotto gli occhi e che spesso non guardiamo con attenzione.

Le caratteristiche del territorio hanno favorito le uscite a piedi, che permettono un ritmo lento e un’osservazione più attenta e profonda. Il camminare in compagnia ha favorito lo scambio di idee e anche la moltiplicazione dei punti di vista. Inoltre la democratizzazione del mezzo fotografico ha reso più accessibile questa attività. Quasi tutti i ragazzi hanno ormai uno smartphone dotato di videocamera e fotografare, soprattutto fotografarsi, è un impegno quotidiano. I ragazzi fotografano continuamente, ma non conoscono la grammatica della fotografia. Questo corso è servito a questo, dare delle basi teoriche e pratiche per restituire alla fotografia il ruolo che le spetta, cioè di forma espressiva e non più attività compulsiva e irrazionale.

La nostra scuola si trova in un luogo privilegiato per questa osservazione. La strada su cui insiste (Strada Vassallo) è quasi una via di campagna, rimasta perlopiù immutata negli ultimi anni e che unisce due zone di Bari (Mungivacca e via De Gasperi) che hanno subito grossi cambiamenti nel corso degli anni, andando incontro ad una profonda urbanizzazione. Muoversi in questo territorio ha permesso di osservare, quasi da archeologi di superficie, le varie stratificazioni urbane, distinguendo le tracce più antiche da quelle più recenti. In questo modo gli studenti hanno immortalato le sfaccettature del nostro paesaggio, lasciando una traccia che serva da memoria futura. Tutto è in continuo cambiamento, anche ciò che riteniamo immutabile o immutato. La nostra speranza è che questo progetto possa diventare una costante che aiuti ad osservare e comprendere i cambiamenti della nostra realtà. Gli studenti di domani fotograferanno ancora questa strada e poi le altre e magari tra qualche anno torneranno a fotografare le stesse cose. Troveranno lievi o grandi differenze, quasi come nei giochi enigmistici, e potranno trasmettere ad altri ciò che hanno ricevuto.

In conclusione ci torna utile la frase di Robert Capa, per fotografare bene bisogna avvicinarsi al soggetto. Per questo i nostri studenti continueranno a camminare e fotografare per fermare un attimo e renderlo immortale. E lasciare una traccia dell’eterno scorrere del Tempo.

Fabio Mele

 

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